11 aprile 2022

Bollettino economico Banca d’Italia aprile 2022

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Banca d’Italia pubblica le stime dell’impatto sull’economia nazionale del conflitto Russia - Ucraina.

Bollettino economico Banca d’Italia aprile 2022

In seguito all’invasione, un’ampia parte della comunità internazionale ha risposto tempestivamente nei confronti della Russia con sanzioni senza precedenti per severità ed estensione. Gli effetti immediati del conflitto sulle quotazioni nei mercati finanziari globali sono stati significativi, sebbene si siano attenuati dalla metà di marzo.

Secondo le valutazioni diffuse dall’OCSE in marzo, la dinamica del PIL mondiale (escludendo la Russia) si indebolirebbe di quasi un punto percentuale nei dodici mesi successivi all’invasione. Tale scostamento è per circa due terzi spiegato dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dal deterioramento dei mercati finanziari, e per la parte restante dalla contrazione della domanda dei paesi direttamente coinvolti. L’area dell’euro subirebbe un impatto negativo più pronunciato rispetto agli Stati Uniti (-1,4 punti percentuali contro circa -0,9).

Secondo le stime di Banca d’Italia, nel 2022 la crescita del commercio mondiale si ridurrebbe al 3,4 per cento (dal 10,7 nello scorso anno), oltre un punto percentuale in meno di quanto previsto nel Bollettino economico di gennaio.

I prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche, per le quali la Russia detiene una quota rilevante del mercato mondiale, sono aumentati ulteriormente. Nel complesso, la guerra acuisce i rischi al ribasso per il ciclo economico mondiale e al rialzo per l’inflazione.

L’euro si è ulteriormente deprezzato contro il dollaro, rispecchiando sia aspettative di una politica monetaria più restrittiva negli Stati Uniti, sia la maggiore vulnerabilità dell’area dell’euro alle possibili conseguenze della guerra.

L’impatto della guerra sull’economia italiana

La valutazione delle conseguenze economiche del conflitto sull’economia italiana è soggetta a un elevato grado di incertezza. I tre scenari proposti da Banca d’Italia illustrano le potenziali ripercussioni della crisi in corso, non esprimono una valutazione circa l’andamento ritenuto più probabile per l’economia italiana negli anni a venire (non sono un aggiornamento delle proiezioni per l’Italia).

  1. Nello scenario più favorevole, che ipotizza una rapida risoluzione del conflitto e un significativo ridimensionamento delle tensioni internazionali, la crescita del PIL sarebbe di circa il 3% nel 2022 e nel 2023. Rispetto alle precedenti proiezioni, l’aumento del prodotto sarebbe inferiore di quasi un punto percentuale quest’anno; la crescita risulterebbe invece superiore di oltre mezzo punto nel 2023.
  2. Nello scenario intermedio, formulato supponendo una prosecuzione delle ostilità, il PIL aumenterebbe attorno al 2,2 per cento nel 2022 e all’1,8 nel 2023 (crescita inferiore di 1,6 punti percentuali nel 2022 e di 0,7 nel 2023)
  3. Nello scenario più severo – che presuppone anche un’interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti – il PIL diminuirebbe di quasi mezzo punto percentuale nel 2022 e nel 2023 (il prodotto risulterebbe ridimensionato per più di 7 punti percentuali complessivamente nel biennio 2022-23).

Le conseguenze del conflitto dipenderanno anche in misura rilevante dalle politiche economiche che potranno essere adottate per contrastare le spinte recessive e frenare le pressioni sui prezzi evidenziate negli scenari presentati.

Alla fine dello scorso anno la crescita dell’economia italiana ha perso slancio, frenata dal ristagno dei consumi e dal contributo negativo della domanda estera netta. Nel primo trimestre del 2022 il PIL sarebbe diminuito, in un contesto congiunturale di forte incertezza per gli sviluppi dell’invasione dell’Ucraina.

Nel quarto trimestre del 2021 si è arrestata l’espansione delle esportazioni, mentre è proseguita a ritmi sostenuti quella delle importazioni.

Le vendite in Russia costituivano, nel 2021, l’1,5 per cento del totale delle esportazioni di merci dell’Italia, valutate a prezzi e cambi correnti (7,7 miliardi di euro). La domanda finale della Russia assorbe una quota del valore aggiunto prodotto in Italia leggermente superiore a quella media delle economie avanzate, ma comunque contenuta.

L’esposizione verso la Russia è invece maggiore dal lato delle importazioni di beni (17,6 miliardi nel 2021, pari al 3,7 per cento del totale delle merci acquistate dall’Italia), con una forte concentrazione nei prodotti energetici.

Secondo valutazioni preliminari, l’eventuale interruzione dei flussi di gas russo potrebbe essere compensata per circa due quinti, entro la fine del 2022 e senza intaccare le riserve nazionali di metano, attraverso l’incremento dell’importazione di gas naturale liquefatto, il maggiore ricorso ad altri fornitori e l’aumento dell’estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali. Nel medio periodo sarebbe possibile compensare pienamente le importazioni di gas russo con più cospicui investimenti sulle fonti rinnovabili, oltre che mediante il rafforzamento delle importazioni da altri paesi.

Oltre ai prodotti energetici, da Russia, Ucraina e Bielorussia, considerate in aggregato, proviene una quota significativa (superiore al 10 per cento) delle importazioni italiane di concimi, nichel e cereali.

L’inflazione in Italia ha raggiunto il 7 per cento in marzo, collocandosi sui livelli più alti dall’inizio degli anni novanta, principalmente sulla spinta della crescita eccezionale dei prezzi dell’energia e, in misura minore, di quelli alimentari. Le pressioni sulle quotazioni del gas e del petrolio prefigurano un’inflazione elevata nel corso dell’anno.

Fonte: Banca d’Italia (Bollettino economico 2 - aprile 2022)

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