L'agroalimentare nazionale ha dimostrato una buona tenuta dopo lo shock pandemico. La lieve flessione del valore aggiunto agricolo è avvenuta in un contesto caratterizzato dalla crescita della produzione industriale, spinta dall’export che ha raggiunto il valore record di 52 miliardi di euro (+11%).
Tuttavia, già a fine 2021 erano presenti diversi fattori di rischio per la piena ripresa economica: il continuo incremento dei prezzi delle materie prime, la persistenza di ostacoli per la normalizzazione delle attività logistiche e di approvvigionamento, la crisi energetica internazionale, il conseguente aumento della pressione inflazionistica.
Inoltre, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha accentuato l’instabilità dei mercati finanziari e acuito le tensioni sui prezzi dei prodotti energetici e compromesso le forniture globali di alcune materie prime e mezzi tecnici agricoli.
Alle sanzioni e restrizioni agli scambi commerciali verso la Russia, si sono aggiunte le limitazioni alle esportazioni messe in atto da altri paesi per tutelare la disponibilità interna.
Previsioni
L'OCSE, a marzo 2022, ha stimato un ribasso maggiore dell’1% sulle previsioni di crescita economica globale per l’anno in corso rispetto a quanto ipotizzato prima del conflitto: la crescita del PIL mondiale nel 2022 potrebbe essere inferiore al 3,5%.
Le prospettive per il 2022 sono influenzate dalla crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, dalla riduzione del potere d'acquisto delle famiglie per l'aumento delle bollette e dalla nuova incertezza determinata dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Nei primi mesi del 2022 i problemi di tipo logistico e di approvvigionamento, tra cui la carenza di semiconduttori e di alcune materie prime metalliche, continueranno a pesare sulla produzione. Inoltre i prezzi dell'energia rimarranno elevati per un periodo più lungo di quello stimato in autunno, esercitando un maggiore effetto frenante sull'economia e un aumento delle pressioni inflazionistiche.
In Europa preoccupano soprattutto il gas, il costo dei carburanti, la scarsità di alcune commodity non agricole, il forte aumento delle quotazioni internazionali dei fertilizzanti e di alcuni cereali.
Le quotazioni del frumento tenero e del mais nella seconda settimana di marzo 2022 hanno raggiunto i valori record pari, rispettivamente, a 398,82 euro/t (+27,8% rispetto la seconda settimana di febbraio) e a 402,38 euro/t (+43,4%).
Import export agroalimentare di Russia e Ucraina
Le importazioni agroalimentari della Russia nel 2020 rappresentavano solo il 2% del flusso mondiale in valore, di cui l’UE-27 fornisce circa il 23%, pari a 5,8 miliardi di euro, principalmente rappresentati da vino e preparazioni alimentari varie.
Le esportazioni agroalimentari della Russia incidono solo per il 2% sul valore dell’export mondiale, di cui l’11% è destinato all’UE-27 (2,7 miliardi di euro, principalmente costituiti da semi di girasole, granchi congelati, olio di colza, frumento tenero).
Da sottolineare la rilevanza della Russia nella produzione ed esportazione di fertilizzanti: primo esportatore a livello globale con 6,9 miliardi di euro nella media 2018 - 20 (13% del totale export mondiale). Oltre il 30% dell’export in valore della Russia è inviato in Brasile e USA; decisamente più polverizzate le esportazioni verso le altre destinazioni.
Ol mercato mondiale del frumento tenero è fortemente influenzato dalla Russia (21% delle esportazioni global e 10% dei raccolti mondiali). Le esportazioni di frumento tenero sono indirizzate in maggior misura verso Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e alcuni africani.
La Russia è anche il primo produttore mondiale di orzo e il secondo esportatore (principale sbocco commerciale è l’Arabia Saudita).
Le esportazioni di prodotti agroalimentari dell’Ucraina rappresentano l’1,4% di quelle mondiali; circa il 28% viene destinato al mercato dell’UE-27, per un valore di 5,3 miliardi di euro (soprattutto mais, olio di girasole e semi di colza).
L’Ucraina detiene un ruolo rilevante nel mercato mondiale del mais, non in termini produttivi (rappresenta solo il 3% dell’offerta mondiale), ma perché è quarto esportatore mondiale soddisfacendo il 15% delle richieste globali. Le esportazioni sono destinate soprattutto in Cina, Paesi Bassi e Spagna.
Le importazioni di mais dell’Italia dall’Ucraina rappresentavano nel 2020 il 13% dei volumi complessivamente importati (prima del 2020 il peso del mais ucraino arrivava al 20%).
Fonte: Report Agrimercati 1/2022