21 maggio 2020

Osservatorio Mediobanca: la Gdo italiana e i maggiori operatori stranieri

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Secondo l’Ufficio Studi di Mediobanca il contesto competitivo della Gdo italiana resta connotato da alcuni limiti strutturali il cui superamento potrebbe essere accelerato dalla crisi sanitaria.

Osservatorio Mediobanca: la Gdo italiana e i maggiori operatori stranieri

Confronto con i principali Paesi europei

  • Le prospettive di crescita del mercato italiano del grocery sono più modeste rispetto a quelle dei principali Paesi europei. Prima della pandemia, le previsioni per l’Italia indicavano fino al 2023 un’espansione media annua dell’1,7% rispetto al 2,8% del Regno Unito e al 2,9% della Germania.
  • Anche la quota di vendite on-line, prima dell’accelerazione impressa dalla pandemia, vedeva l’Italia giungere al 2023 con una quota del 3%, lontana da Regno Unito (7,9%) e Francia (6%).
  • Il mercato italiano è molto frammentato: il fatturato dei primi tre retailer rappresenta circa il 42% del mercato rispetto al 61% della Germania, al 59% del Regno Unito e al 56% della Francia. Nella classifica dei maggiori retailer internazionali, il più grande operatore italiano (Coop con 14,8 mld di vendite al lordo di Iva) è molto arretrato dietro ai grandi gruppi statunitensi, tedeschi, francesi, olandesi e spagnoli.
  • La capacità dei gruppi della Gdo italiana di traslare sui prezzi allo scaffale gli incrementi di quelli di acquisto appare la più contenuta nel contesto europeo. La  ‘price transmission’ rilevata dall’Eurostat è pari al 10% in Italia, al 19% in Spagna, al 48% in Germania e al 68% nel Regno Unito.

Gli operatori italiani sono oggi chiamati a differenziare l’offerta dando maggior valore all’esperienza di acquisto (termini di scelta, comodità, piacevolezza e appagamento), a proporre un miglior rapporto qualità-prezzo e ad acquisire un’adeguata dimensione aziendale.

Effetti del lockdown sulla Gdo italiana

Durante il recente lockdown al comparto della Gdo è stata inibita solo la vendita di alcuni generi non alimentari. La Gdo italiana ha dovuto fronteggiare una fase di intensa attività, provocata dalla chiusura di tutte le attività dell’H0.Re.Ca e dalla diffusione di atteggiamenti di accumulazione dei consumatori. Fino a tutta la prima metà di aprile 2020 le vendite della Gdo hanno segnato incrementi attorno al 10%, con punte del 30% per il confezionato.

Le grandi superfici sono state associate dai consumatori a maggiore affollamento e lunghe attese all’ingresso, con conseguente preferenza per esercizi di più contenute dimensioni e di prossimità, raggiungibili a piedi.

L’e-commerce nella Gdo alimentare italiana

Prosegue l’incremento dell’e-commerce alimentare in Italia, con un tasso di crescita stimato al 39% nel 2019 e un giro d’affari pari a 1,6 miliardi di euro. Nell’ambito dell’e-commerce complessivo, si tratta del comparto a maggior crescita, con un’incidenza dell’1% sul totale delle vendite retail nel settore alimentare e del 5% della domanda e-commerce italiana (pari complessivamente a 31,5 miliardi nel 2019, +15% rispetto al 2018).

Secondo le rilevazioni Nielsen, il peso dell’e-commerce nella grande distribuzione organizzata si è attestato nel 2018 all’1,6% delle vendite, in crescita del 27,7% nel primo quadrimestre del 2019.

Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto nel 2019 un valore di 476 milioni di euro con un incremento di oltre il 45% rispetto all’anno precedente.

Oltre alle catene di supermercati, si stanno affermando operatori che agiscono esclusivamente online (Prime Now di Amazon) o in forma di partnership come quella tra Unes e Prime Now e quella tra Supermercato24 e le principali insegne della Gdo (Coop, Conad, Esselunga, Carrefour, Lidl, Famila, Bennet, Pam, Eurospin), per la consegna a domicilio della spesa online.

Anche a livello internazionale si registrano forme di integrazione tra la Gdo e i giganti dell’e-commerce e del web (Amazon-Whole Foods Market, Auchan-Alibaba, Carrefour-Tencent, Carrefour-Google, WalMart-Google).

Principali operatori internazionali

L’aggregato di 23 tra i principali gruppi internazionali ha chiuso il 2018 con ricavi pari a 1.474 miliardi di euro, in crescita del 2,6% sul 2017.

Il gruppo WalMart è di gran lunga il maggiore con un fatturato 2018 pari a 445,7 mld di euro, davanti alla connazionale Kroger (105,8 miliardi), alla francese Carrefour (76 miliardi), alla britannica Tesco (71,4 miliardi), alla statunitense Target (65 mld).

Mediamente il 22% delle vendite è realizzato in punti vendita esteri. L’olandese Ahold Delhaize segna la maggiore proiezione internazionale pari al 77,4%, seguono i due gruppi francesi Auchan (64,7%), con importanti presidi in Cina, Italia e Russia, e Carrefour (53,1%), presente soprattutto in Europa.

A parte WalMart che è molto attiva in Messico e presente in Europa nel Regno Unito attraverso Asda, le altre catene statunitensi  operano solo sul mercato domestico, così come la tedesca Edeka, la britannica J Sainsbury, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona.

Osservando le vendite per metro quadro, la britannica J Sainsbury mostra il dato migliore con oltre 13.700 euro per metro quadro, seguita da due gruppi australiani: Westfarmers e Woolworths con circa 10.000 euro. Sopra i 9.000 euro anche la spagnola Mercadona e, appena sotto, la svizzera Migross a circa 8.900 euro.

Fonte: Mediobanca

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