3 luglio 2023

Export moda maschile e moda junior

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Il fatturato della moda maschile italiana (abbigliamento in tessuto, maglieria esterna, camiceria, cravatte e abbigliamento in pelle) nel 2022 raggiunge gli 11,3 miliardi di euro (+20,3%).

Export moda maschile e moda junior

La moda maschile, che concorre al 18,2% circa del turnover generato dalla filiera Tessile-Moda nazionale e al 27,4% della sola parte abbigliamento, ha superato i livelli pre-Covid.

L’export ha mantenuto nel 2022 il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 73,2% del fatturato. Su base annua le esportazioni di settore sfiorano gli 8,3 miliardi di euro (+24,8%). Nel confronto con i livelli pre-pandemici, le esportazioni risultano superiori del +17,9% (quasi 1,3 miliardi). Sia le aree UE sia quelle extra-UE crescono rispettivamente del +25,6% e del +24%. Il mercato UE copre il 45,4% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE assorbe il 54,6%.

Nel 2022 la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Svizzera (+14,1%) che si conferma strategico hub logistico-commerciale per le principali griffe internazionali del lusso. Seguono Francia, a quota 11,1%, e Germania, a quota 10,9%, interessate entrambe da dinamiche positive, rispettivamente pari al +29,8% e al +21,9%.

Al quarto posto troviamo gli Stati Uniti (+68,6%) per un totale di 858 milioni di euro. La Cina, in crescita del +8,6%, raggiunge i 568 milioni di euro (6,4% sul totale); Hong Kong, in undicesima posizione, mostra una flessione dell’export italiano di comparto nella misura del -3,6%.

Il Regno Unito, in sesta posizione, fa registrare un incremento su buoni tassi, ovvero +12,2%; seguono Spagna, Corea del Sud e Paesi Bassi che sperimentano vivaci variazioni, pari rispettivamente al +25,1%, +40,7% e +37,5%. Troviamo poi il Giappone, che registra un +8,7% assicurandosi il 3,2% delle esportazioni di comparto. Seguono tre destinazioni: Polonia (in aumento del +42,5%), Austria (+32,6%) e Belgio (+14,2%).

Gennaio - febbraio 2023

Sulla base degli ultimi dati ISTAT, il primo bimestre gennaio-febbraio vede un export settoriale in aumento del +21,1%, per un totale di circa 1,6 miliardi di euro. Il mercato UE copre il 47,6% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE assorbe il 52,4%.

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy non è più la Svizzera, scesa in terza posizione, sebbene presenti una variazione positiva del +11,1%, bensì la Francia, che mette a segno una forte crescita (+31,4%) e supera la Germania (+19,2%). Al quarto posto troviamo gli USA (+35,5%).

Sia Spagna sia Regno Unito risultano interessati da dinamiche favorevoli: la prima segna un incremento del +29,5%, il secondo del +12,0%. Seguono, in ottava posizione, le vendite di moda uomo dirette in Corea del Sud, che crescono nella misura del +48,5%; poi quelle nei Paesi Bassi (+18%) e quelle in Giappone (+25,9%).

Export moda junior

Nel 2022 il childrenswear (abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo ed accessori inclusi) resta interessato da una dinamica di segno positivo. Grazie a un incremento del +4,3%, il fatturato settoriale si avvicina ai 3,2 miliardi di euro, superando i livelli 2019 pre-Covid. Il valore della produzione (attività produttiva italiana al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta una variazione positiva del +2,2% rispetto all’anno precedente.

L’export di comparto registra un aumento del +12,2% su base annua e arriva a 1,5 miliardi di euro. L’incidenza media delle vendite estere sul giro d’affari complessivo sale al 46%.

Nel 2022 l’export dell’abbigliamento per neonati, dopo la crescita del 18,8% sperimentata nel 2021, ha subito un’inversione di tendenza: -6,2%, portandosi a circa 159,6 milioni di euro.

L’incidenza media dell’export verso i mercati comunitari sul giro d’affari complessivo è del 54,9%, mentre le vendite oltre i confini dell’Unione coprono il restante 45,1%.

I principali partner europei nel 2022 hanno registrato un andamento negativo: Svizzera, Spagna e Francia, primi tre paesi di destinazione per la moda bebè, presentano tutti degli arretramenti, rispettivamente del -4,9%, del -7,1% e del -5,6%. In quarta posizione troviamo la Germania che, in contrasto rispetto al dato medio, evidenzia una crescita del +8,1% e assorbe il 6,1% di comparto.

Seguono Regno Unito (-5,6%), Romania e Grecia (che flettono del -26,4% e del -19,2%). Gli Emirati Arabi Uniti, che erano cresciuti di oltre il +113% nel 2021, perdono il -35,4% nel 2022.

In controtendenza rispetto al trend generale, tra i primi 15 “clienti” della moda bebè gli Stati Uniti, saliti in ottava posizione, in aumento del +26,6% e la Corea del Sud in undicesima posizione (+17%).

Gennaio - febbraio 2023

Secondo i dati ISTAT con riferimento al solo segmento bebè, nei primi due mesi del 2023 l’export torna in territorio positivo e presenta una crescita del +9%. I principali mercati hanno andamenti contrastanti: la Spagna, in prima posizione, cresce del +11,8%; seguono Regno Unito e Francia, entrambi in calo: il primo perde il -6,9%, la seconda il -14,3%.

Sperimenta un rimbalzo la Germania (+13,8%), ma va sottolineata la performance degli Stati Uniti, che palesano una crescita del +194,5% assicurandosi il 5,7% dell’export settoriale. Ritmi molto vivaci caratterizzano anche le vendite in Cina (+506,8%, 3,1% dell’export). Contrariamente, la Svizzera cede il -19,2% e scivola in sesta posizione; trend analogo per gli Emirati Arabi Uniti, che arretrano del -21,5%.

Fonte: Sistema Moda Italia - Centro Studi di Confindustria Moda

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