31 ottobre 2023

ISMEA: la competitività dell’agroalimentare italiano

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La prima edizione del Rapporto annuale ISMEA analizza le performance dell'agroalimentare nel contesto europeo e mondiale.

ISMEA: la competitività dell’agroalimentare italiano

La componente agricola, pur soffrendo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, si caratterizza positivamente per una differenziazione produttiva coerente con le varietà geo-climatiche e per un patrimonio di prodotti distintivi che si presta alla valorizzazione turistica e all’esportazione.

Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso da quando vengono monitorati i dati meteoclimatici in Italia e il 2023 potrebbe essere peggiore. Ciò ha fatto retrocedere l’Italia in terza posizione nella graduatoria UE della produzione agricola, dopo Francia e Germania (prima era seconda dopo la Francia) e dal 2021 ha ceduto alla Francia anche il primato del valore aggiunto, mantenuto quasi ininterrottamente nel corso dello scorso decennio.

Nel 2022 il valore aggiunto dell’agroalimentare italiano è stato pari a 64 miliardi di euro: 37,4 miliardi il settore agricolo e 26,7 miliardi l’industria alimentare.

Mix produttivo

In Italia la zootecnia riveste un ruolo minore rispetto ai principali partner.

Tra le colture mediterranee spicca l’incidenza del vino di qualità (12,9%), ma anche ortaggi e frutta hanno un peso rilevante, rispettivamente 12,6% e 7,8%, inferiore solo a quello che hanno in Spagna (entrambi al 13,3%).

Il peso dell’Italia sulla produzione dell’UE è pari complessivamente al 14%, ma sale al 37% per il vino, dove è seconda solo alla Francia (43%), e al 33% per l’olio d’oliva, dove segue la Spagna con il 48%.

Nella frutta l’Italia copre il 18% della produzione dell’UE e fronteggia la forte concorrenza della Spagna, che ne copre il 28%.

L’Italia conferma inoltre la sua leadership nelle attività secondarie e ai servizi in agricoltura, che insieme rappresentano il 18% della produzione agricola nazionale. L’agriturismo è praticato dal 38% delle aziende multifunzionali censite nel 2020 dall’Istat ed è presente in modo capillare su tutto il territorio nazionale (il 28% delle strutture ricettive UE nelle aree rurali sono nel nostro paese).

Con riferimento alle Indicazioni geografiche (IG), l’Italia detiene il primato mondiale del numero di certificazioni, con 845 riconoscimenti (526 nel vino e 319 nel cibo) che complessivamente coprono oltre un quinto del valore totale della produzione agroalimentare (Ismea-Qualivita, 2022). Nel complesso si tratta di oltre 19 miliardi di euro di valore della produzione all’origine, 11 miliardi di euro rappresentati da vini di qualità, i restanti 8 miliardi da cibi certificati.

L’Italia vanta anche un’incidenza delle superfici certificate ad agricoltura biologica rispetto alla superficie agricola (SAU) totale pari al 18,7% nel 2022 (vicina al target del 25% previsto dalla Strategia Farm to Fork e ben maggiore della media europea del 9%).

Industria alimentare

A differenza dell’agricoltura, la produzione dell’industria alimentare italiana negli ultimi quattro anni ha registrato una dinamica positiva più spiccata rispetto alla media dell’UE e dell’Eurozona. Nel 2022, la produzione nazionale dell’industria alimentare è aumentata del 3,9% rispetto al 2019 in volume; in Francia e in Spagna la crescita è stata inferiore (1,1% in entrambi i casi), mentre in Germania nel 2022 il livello è ancora più basso a quello pre-Covid (-2,1%).

L’industria alimentare italiana rimane al terzo posto nella graduatoria dei paesi UE (circa il 12% del valore aggiunto totale, dopo Germania e Francia, ma prima della Spagna).

  • Il made in Italy ha un ruolo di primo piano a livello europeo nell’industria pastaria con un peso del 73% del fatturato del settore nell’UE, ben superiore a quello che ha sull’intera industria alimentare e delle bevande (15%).
  • L’importanza dell’Italia si conferma anche relativamente all’industria vitivinicola, di cui rappresenta il 28% del fatturato europeo, dopo la Francia (36%) e seguita dalla Spagna (20%).
  • Grazie alla presenza di grandi imprese specializzate nella produzione di prodotti da forno e biscotti l’Italia rappresenta il 21% del fatturato europeo, superiore rispetto al 16% della Germania, al 13% della Spagna e al 12% della Francia.
  • La Germania batte l’Italia nel segmento dolciario, rappresentando il 27% del fatturato UE, contro il 16% dell’Italia.
  • Nel settore del caffè, tè e tisane il principale competitor è la Francia, che crea il 29% del fatturato europeo, contro il 17% dell’Italia e il 14% della Germania.

Altri importanti settori per l’Italia sono l’industria di trasformazione ortofrutticola e l’industria molitoria e del riso (entrambi il 17% del fatturato). Nella trasformazione ortofrutticola il peso dell’Italia è analogo a quello della Spagna e della Germania, entrambi al 16%, ma superiore a quello della Francia (13%).

Scambi internazionali

La classifica mondiale dei principali esportatori agroalimentari nel 2022 conferma il primato degli Stati Uniti, con una quota del 9,5% e quasi 184 miliardi di euro di esportazioni in valore, in aumento del 23,7% sull’anno precedente. Tra i primi dieci esportatori, meglio ancora hanno fatto Brasile (+53% rispetto al 2021), Cina (+31,3%) e Italia (+25%).
Considerata nel suo complesso, tuttavia, l’UE è di gran lunga l’area geografica leader nell’esportazione di prodotti agroalimentari, con 690 miliardi di euro, pari al 36% del totale e quasi quattro volte il valore esportato dagli USA.

Nel 2022 i maggiori importatori di prodotti agroalimentari sono, in ordine d’importanza: Stati Uniti, Cina, Germania e Paesi Bassi, che insieme coprono il 32% della domanda totale d’importazioni.
L’UE detiene il primato anche sul fronte delle importazioni agroalimentari mondiali, con quasi 650 miliardi di euro di merci acquistate, pari a un terzo degli scambi mondiali (e a circa il triplo del valore dell’import agroalimentare statunitense).

Nel quinquennio 2018-22 Stati Uniti e Cina hanno visto crescere le loro importazioni agroalimentari a tassi superiori alla media globale (+9,6%), con variazioni medie annue pari, rispettivamente, al +13% e al +19%.

Tra i primi dieci paesi importatori, che insieme coprono oltre la metà delle importazioni mondiali agroalimentari (52% nel 2022), la crescita media annua più rilevante tra il 2018 e il 2022 è stata quella di Italia e Canada (+11%) e Spagna (+10%).

Tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate del 33,9%, superando i 60 miliardi di euro nel 2022. Nello stesso periodo le importazioni agroalimentari sono cresciute del 37,4%. Il saldo commerciale agroalimentare nazionale, pur restando negativo in ragione della dipendenza dall’estero per alcune materie prime agricole e semilavorati, è notevolmente migliorato da -7,7 miliardi di euro del 2012 a -1,6 miliardi nel 2022.

Le esportazioni agroalimentari sono aumentate in valore del 14,8% nel 2022 rispetto al 2021.

Vini fermi in bottiglia, pasta, vini spumanti, caffè torrefatto, prodotti della panetteria e pasticceria e formaggi stagionati sono alle prime posizioni in termini di valore esportato nel 2022.

I principali paesi acquirenti si confermano Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi, che insieme raccolgono il 48% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane nel 2022. Nell’ambito dei primi 10 mercati di destinazione del made in Italy, si registrano aumenti del valore delle spedizioni nazionali superiori al 20% su base annua; unica eccezione il Giappone verso cui le esportazioni sono diminuite del 18,5% rispetto al valore del 2021.

Fonte: ISMEA (Rapporto sulla competitività dell'agroalimentare italiano 2023)

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