23 giugno 2023

Rapporto Export SACE 2023

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Il Rapporto Export di SACE aiuta le imprese a orientarsi sui mercati esteri e a cogliere le opportunità di internazionalizzazione più promettenti.

Rapporto Export SACE 2023

Il Rapporto quest’anno, oltre a formulare previsioni sull’andamento delle esportazioni italiane, analizza anche le sfide e le opportunità connesse alla doppia transizione digitale ed ecologica. I dati evidenziano che le imprese che investono in sostenibilità e in tecnologia sono quelle che esportano di più e sono più competitive sui mercati internazionali. Le imprese che oltre a investire in 4.0 innovano anche il proprio modello di business, hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono nell’innovazione tecnologica senza modificare il proprio modello.

Le prospettive per l’anno in corso risultano relativamente positive, seppur indebolite da: condizioni finanziarie globali poco favorevoli, minori spazi di politica fiscale, progressiva erosione del potere d’acquisto dei consumatori e rallentamento della produzione industriale. Il Pil mondiale continuerà a crescere (+1,7% nel 2023 e +2,5% nel 2024).

Commercio internazionale

Per il commercio internazionale in volume si assisterà sostanzialmente a una stagnazione dei beni (-0,3% e +3,5%, rispettivamente) a fronte di una dinamica più vivace dei servizi (+5,8% e +12,2%). Considerando i dati espressi in valore, la crescita prevista per il commercio internazionale di beni è attesa pari a -4% nel 2023 e +5% nel 2024.

I timori contingenti legati alla sicurezza sanitaria, energetica e alimentare hanno dato luogo a un’ondata di nuovi interventi restrittivi al commercio internazionale che hanno reso l’ambiente economico meno stabile, influenzando negativamente le decisioni di investimento delle imprese. Sono in crescita anche le politiche industriali distorsive come i sussidi che possono essere utilizzate per giustificare interessi strategici e/o legati alla sostenibilità ambientale.

A partire dal 2024, le previsioni puntano su una ripresa del commercio internazionale verso tassi di crescita pressoché in linea con la tendenza “new normal”, caratterizzata da una crescita più moderata per i beni, a fronte di un’accelerazione relativamente più intensa per i servizi.

Previsioni export e quote di mercato

Le recenti pressioni inflazionistiche hanno influenzato la performance delle nostre vendite nel mondo. Lo scorso anno, infatti, le esportazioni italiane di beni sono cresciute in valore del 20% in termini tendenziali. Tale aumento, amplificato dall’effetto prezzi, ha permesso di raggiungere i 625 miliardi di euro di beni esportati, con un incremento di oltre 100 miliardi in un solo anno. Le vendite italiane di beni oltreconfine cresceranno secondo gli esperti SACE del 4,6% nel 2024.

A trainare le vendite italiane oltreconfine quest’anno saranno i beni intermedi (+9,9%) che nel 2022 erano cresciuti a un ritmo nettamente superiore alla media (+31,2%). All’interno di questo raggruppamento, la chimica (che include la farmaceutica) è cresciuta di oltre il 33%. Questa intensa crescita esaurirà la sua forza nel 2024 e le esportazioni del raggruppamento saranno conseguentemente più deboli (+3,8%).

I beni d’investimento continueranno quest’anno a scontare una minore propensione a investire legata alle condizioni finanziarie restrittive, mentre nel 2024 spingeranno le vendite italiane oltreconfine (+5%). Tale crescita sarà favorita dalla svolta green nelle principali economie. Gli apparecchi elettrici nel 2022 hanno registrato un andamento vivace in linea con l’export nazionale (+20,2%), sulla spinta delle vendite di trasformatori e generatori elettrici e il sostegno di quelle di fili e cavi, e continueranno a mostrare un ritmo di crescita sostenuto: è atteso un rialzo del 7,6% nel 2023, seguito da un +5% l’anno prossimo e +4,4% nel biennio 2025-26.

I beni di consumo hanno beneficiato della ripresa della domanda nel post-pandemia e della tenuta della capacità di spesa degli acquirenti dei nostri prodotti, caratterizzati da qualità medio-alta. Se le esportazioni del raggruppamento nel 2022 sono aumentate in misura significativa (+16,6%), quest’anno risentiranno in maniera più forte della perdita del potere d’acquisto delle famiglie causata dalla persistenza dell’inflazione. I beni di consumo saranno infatti il raggruppamento che crescerà a un ritmo inferiore rispetto agli altri nel 2023 con un +5%, ma riaccelererà il passo l’anno prossimo a +4,8%, tasso di crescita superiore a quello dell’export complessivo.

Esportazioni italiane di beni per raggruppamento (valori correnti; variazione % annua; peso % 2022)

Esportazioni italiane di beni per raggruppamento

Fonte Elaborazioni SACE su dati Istat e Oxford Economics

Per l’export italiano di servizi SACE prevede una crescita del 7% - grazie alla piena ripresa del settore turistico e dei connessi servizi di trasporto - che permetterà di superare, al termine del periodo di previsione, i 140 miliardi di euro.

Il turismo, tornato a essere il settore di punta del Terziario italiano, ha dato una forte spinta alle esportazioni di servizi (valore pressoché raddoppiato a 42 miliardi di euro, sebbene ancora lievemente al di sotto del 2019). Anche l’export di trasporti, soprattutto quello via aerea, ha beneficiato del ritorno agli spostamenti tornando in linea con i valori pre-Covid a 13,4 miliardi di euro (+30% rispetto al 2021).

La quota di mercato italiana nel 2022 è risultata in aumento al 2,6% (dal 2,4% precedente) seconda solo a quella tedesca (6,6%) e superiore a quella di Francia (2,5%), Regno Unito (2,1%) e Spagna (1,7%).

Nonostante le recenti crisi, tra il 2019 e il 2022 l’Italia ha mantenuto la propria incidenza sulle esportazioni totali intraeuropee, al contrario di Germania e Francia che hanno perso rispettivamente 2,4 e 0,8 punti percentuali. Tale ricomposizione è andata a beneficio soprattutto di Belgio e Paesi Bassi (+2 e +1,3 p.p.), favoriti dal loro ruolo di hub commerciale attraverso le infrastrutture portuali.

Geografie più dinamiche

Le principali economie (Germania, Stati Uniti, Francia) rappresentano ancora le maggiori geografie di riferimento per le vendite italiane, ma Cina, India, Thailandia, Vietnam, Paesi del Golfo, Messico, Brasile e Croazia si stanno rivelando opportunità sempre più concrete e significative per il made in Italy.

USA

Le imprese italiane potranno beneficiare degli ingenti investimenti posti in essere dall’Amministrazione Biden investendo direttamente nel mercato statunitense, o tramite contratti di fornitura in loco lungo l’intera catena di valore. In particolare, SACE si attende una maggiore domanda di apparecchi elettrici (+8,7% quest’anno e +5% il prossimo) e di meccanica strumentale così come di prodotti chimici (+14% e +6,5% rispettivamente nel 2023 e 2024) e di gomma e plastica (+10,7% quest’anno e +4,1% il prossimo), beni chiave nel processo di transizione.

Cina

Fra le principali geografie di destinazione la maggiore spinta è attesa dalla Cina, la cui completa riapertura dopo le restrizioni anti-Covid rappresenta un beneficio per i settori industriali dei Paesi ben inseriti nelle sue catene di approvvigionamento. Pechino farà da traino per tutte le economie asiatiche, con ricadute positive anche per la domanda di beni italiani.

L’export italiano di beni verso la Cina è previsto in forte aumento nel 2023 (+17%), prima di stabilizzarsi su una crescita media del +3,7% nel triennio 2024-26. La performance del 2023 sarà guidata dai beni intermedi (+43,2%), grazie alla chimica attesa in rapido aumento (+49,7%) e dai beni di investimento (+8,9%), in particolare dalla meccanica (+12,2%).

India

Dopo l’ottimo andamento delle vendite italiane nel 2022 (+24,2%), l’India si conferma tra le destinazioni di maggiore espansione per l’export italiano di beni, previsto in crescita del 10,3% nel 2023 e del 4,8% nell’anno successivo.

Le migliori opportunità si concentrano nei beni di investimento, che compongono oltre la metà dei beni esportati nel Paese e che cresceranno dell’11,8% nel 2023 e del 5,7% nel 2024, alla luce dell’importante trasformazione del sistema produttivo indiano, sulla quale il governo sta puntando con decisione. 

L’India è impegnata anche nella transizione energetica per ridurre la sua dipendenza dal carbone. Il National Electricity Plan quinquennale punta a generare il 50% del fabbisogno nazionale di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030. Questo processo di transizione offre opportunità per le imprese italiane esportatrici di tecnologie per l’energia da fonti rinnovabili, di cui l’Italia risulta il secondo produttore europeo dietro la Germania (a eccezione di quelle per il comparto eolico) con una forte specializzazione nei moltiplicatori di velocità e nei dispositivi fotosensibili. L’export di Apparecchi elettrici verso l’India è previsto in aumento dell’11,4% nel 2023 e del 4,8% nel 2024.

Il governo Modi sta attuando da tempo anche politiche di sviluppo infrastrutturale: la lunghezza della rete autostradale è quasi raddoppiata dal 2014 ad oggi (circa 790mila km), mentre per lo sviluppo della rete ferroviaria sono stati stanziati ben $29 miliardi nel budget 2023, in crescita di oltre il 60% rispetto al 2022. Inoltre il Paese sta accelerando sulla stipula di accordi commerciali bilaterali, riprendendo i dialoghi anche con l’Ue, sospesi nel 2013.

Vietnam

La robusta crescita economica del Vietnam è favorita da un contesto politico stabile e dal crescente ruolo di hub regionale nel settore manifatturiero. Le esportazioni italiane di beni in Vietnam, cresciute in media del 13% l’anno nel 2020-21, sono previste in aumento dell’8,1% nel 2023 e del 6,5% l’anno prossimo.

Tra i principali settori di export, si segnalano l’aggregato beni di consumo (pari a un terzo del totale e in crescita del 6,1% nel 2023) e soprattutto quello dei beni di investimento (40% delle esportazioni totali, in aumento dell’8,7% nel 2023), tra cui spicca la meccanica strumentale (+8,3% nel 2023), dove l’Italia può vantare un posizionamento di rilievo in alcuni segmenti specifici come le macchine per il packaging.

Paesi del Golfo

L’insorgere del conflitto russo-ucraino ha accelerato il “riassetto” energetico dello scacchiere internazionale, favorendo le economie del Golfo che hanno potuto stanziare ulteriori e consistenti risorse per piani d’investimento finalizzati alla diversificazione produttiva, con effetti positivi anche per la domanda di beni italiani, in particolare in Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dove il nostro export mostra tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e oltre il 5% per il 2024.

  • La National Industrial strategy dell’Arabia Saudita punta a triplicare la quota di Pil generato dal settore manifatturiero entro il 2030 (ora all’8%). Sono state inoltre annunciate 4 nuove zone economiche speciali, dopo la prima inaugurata a ottobre 2022. Le vendite di prodotti italiani della chimica in Arabia Saudita registrano un primato in termini di tasso di crescita: dopo il +55% del 2022 (oltre €400 milioni, di cui circa un quarto provenienti dalla farmaceutica), continueranno il trend positivo anche quest’anno (+58%) per poi assestarsi l’anno prossimo (+4,4%). Nell’ambito dei beni intermedi, buona la performance dei metalli (+23% nel 2023). I beni di investimento (+7,6% e +6,7% rispettivamente nel 2023 e 2024) possono giocare un ruolo fondamentale nel processo di diversificazione economica del regno, specialmente la meccanica strumentale (+6,2% e +8,3%), ma anche gli apparecchi elettrici (+11% e +3,9%) con particolare riferimento allo sviluppo delle rinnovabili.
  • Anche gli Emirati Arabi Uniti proseguono sulla strada della diversificazione proponendosi come hub finanziario e logistico della regione, pure in ambito marittimo: per i porti degli EAU passa il 61% del traffico cargo destinato ai Paesi del Golfo e il porto di Dubai (Jebel Ali) è l’unico della regione a figurare tra i primi venti al mondo per traffico gestito. Le numerose zone economiche speciali (47, di cui 24 solo a Dubai) e aree industriali lo rendono attrattivo per le imprese che commerciano beni e servizi nell’area del Golfo. Le previsioni di crescita dell’export italiano sono positive (+10% quest’anno e +6,7% nel 2024) in particolare per i beni della meccanica (+10% e +7%) ma soprattutto degli apparecchi elettrici che dopo un +9,4% nel 2023 accelereranno anche nel 2024 (+9,8%); potenziale positivo anche per i mezzi di trasporto (+6,4% nel 2023 e +10,1% nel 2024), anche per quelli specifici per il trasporto ferroviario. Il tessile e abbigliamento, secondo bene esportato nel Paese in valore dopo la meccanica strumentale, raggiungerà quasi i €600 milioni nel 2023 (+6,7%, con un ritmo simile anche l’anno successivo).
  • Il Qatar ha completato un impianto fotovoltaico da 800 MGW ad Al-Kharsaah, assegnato contratti per la costruzione di altre due impianti fotovoltaici e annunciato la volontà di costruire il più grande impianto di ammoniaca blu del mondo. Il processo di decarbonizzazione incentiverà l’import di beni di investimento: le vendite italiane di tali beni cresceranno del 10% nel 2023 e del 9,4% nel 2024, trainate principalmente dagli apparecchi elettrici (+12,1% quest’anno). Ancora importante il contributo dei mezzi di trasporto che valgono più di €1 miliardo, la cui dinamica sarà positiva sia quest’anno che il prossimo (+15,4% e +4,3%, rispettivamente). L’elevato reddito pro capite continua a supportare la domanda italiana di beni di consumo, previsti crescere a una media del 10% tra il 2023 e 2025, con particolare spinta per i prodotti in legno e dell’arredo (+16,7% nel 2023 e +7,2% nel 2024).

America Latina

Tra le geografie con favorevoli prospettive di domanda vi sono, in America Latina, Messico e Brasile.

  • Il Messico si trova oggi in una posizione più centrale nello scenario regionale e globale: il fenomeno del nearshoring si sta rafforzando come evidenziato dagli investimenti diretti esteri nel Paese, tornati ai livelli record della metà dello scorso decennio a oltre $35 miliardi. Le previsioni per l’export italiano di beni, arrivato già al livello record di €5,6 miliardi nel 2022, rimangono positive: le nostre vendite in Messico sono previste in aumento dell’8,4% nel 2023 e del 5,5% nel 2024. Bene in particolare i mezzi di trasporto (+7,3% e +6,8%) grazie al forte recupero in corso del settore automotive nel Paese e al buon posizionamento messicano nelle filiere dei veicoli elettrici. Molto bene la meccanica strumentale (+7,4% seguito da +6,2%), in particolare con riferimento ai macchinari agricoli.  Il Messico è l’11esimo produttore agricolo a livello mondiale ed è cresciuto nell’ultimo decennio abbinando riduzione della superficie coltivata a maggiore produzione; la polverizzazione dei produttori lascia ancora ampi spazi per il consolidamento del settore, insieme all’adozione di migliori tecnologie e di colture a maggiore resa con l’obiettivo di utilizzare sempre meno risorse idriche.
  • Anche in Brasile è previsto un nuovo aumento delle nostre vendite di beni (+7,2% quest’anno seguito dal +4,5% nel prossimo). Il nostro export ha raggiunto i valori record del 2013, €5,1 miliardi, recuperando pienamente il divario imputabile quasi interamente ai beni strumentali. Il governo del presidente Lula ha l’ambizione di aumentare il peso del comparto manifatturiero sul totale del valore aggiunto brasiliano, quota che è calata nettamente negli ultimi decenni. Questo obiettivo necessita del trasferimento di tecnologia e di input produttivi dall’estero. Risulta importante, pertanto, per le imprese italiane inserirsi sempre di più nelle catene di fornitura delle imprese locali: per i beni intermedi è previsto un aumento del 4,9% nel 2023 e del 3,6% nel 2024, con la chimica e i metalli sugli scudi. Il nuovo governo, attento ai temi relativi alla sostenibilità, ha anche l’obiettivo di sviluppare il trasporto ferroviario merci e creare nuove piattaforme logistiche per incentivare il passaggio da trasporto pesante stradale a quello ferroviario.

Croazia

Buone opportunità potranno infine presentarsi anche in Croazia, entrata nell’Eurozona a gennaio 2023, geografia a noi prossima e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica. La crescita attesa del nostro export di beni verso Zagabria sarà del 14,4% e passerà dagli scambi dei raffinati (+27,8% nel 2023) e della chimica e farmaceutica (+14,9%).

Fonte: Rapporto Export SACE 2023

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