A seguito della crisi finanziaria globale, mentre la crescita del commercio mondiale di beni in volume si è quasi dimezzata (dall’8,1% annuo del 2000-07 al +4,4% del 2010-19), quella di servizi è più che raddoppiata (dal +2,8% al +7,1% annuo). Queste opposte dinamiche confermano il ruolo cruciale del Terziario per la crescita economica e come componente della domanda finale prodotta attraverso le proprie catene globali del valore (CGV).
Le esportazioni globali di servizi forniti digitalmente (servizi finanziari, informatici, amministrativi e professionali) sono cresciute del 7,5% medio annuo dal 2005 al 2019. La buona dinamica è proseguita arrivando nel 2022 a una quota sul commercio di servizi globali pari al 54%.
Il potenziale del commercio digitale delle piattaforme online apre nuovi spazi per una maggiore partecipazione sia dei Paesi meno sviluppati con forza lavoro qualificata (es. India e Filippine), sia delle PMI. Inoltre, può contribuire a rendere le CGV più resilienti a shock avversi.
Lo sviluppo delle tecnologie digitali sta fornendo un impulso importante non solo al commercio di servizi consegnati digitalmente, ma in maniera più estesa ai servizi intermedi (trasporto e logistica), rafforzandone il ruolo nelle CGV industriali e non.
Export e principali mercati
Per l’Italia, l'export di servizi ha risentito in misura significativa e prolungata delle restrizioni alla mobilità legate all’emergenza pandemica, ma nel 2022 si è superato il livello pre-Covid.
Secondo il “Focus on” di SACE, la notevole performance ottenuta nel 2022-23 dall’export italiano di servizi (migliore di quella dei principali competitor europei) ha origine principalmente da due fattori:
- una maggiore contrazione nel 2020 seguita da una ripresa più lenta
- la diversa composizione settoriale, più incentrata sul turismo (settore di punta dell’export di Terziario che ha raddoppiato il suo valore a €42 miliardi, poco inferiore a quello del 2019) e meno su altri servizi alle imprese e trasporti.
L’export di servizi francese nel 2022 ha visto un aumento del 27,1%, seguito da una dinamica in lieve rialzo tra gennaio e novembre dello scorso anno (+1,1%), mentre quello tedesco, dopo un +18,1%, ha registrato una contrazione del 3,3%.
Tutti i principali partner commerciali dell’Italia hanno superato i livelli pre-pandemia, con l’esclusione di Austria (-7,8% rispetto al 2019), Cina (eccetto Hong Kong -2,9%) e Canada (-42,9%), Paesi in cui è particolarmente importante il turismo. Di contro, proprio l’andamento di questo comparto, con il contributo minore dei trasporti, ha sostenuto le migliori performance riportate da Polonia (+59,1%) e Romania (+51%).
Germania, Francia e Stati Uniti sono i primi tre fruitori dell’export italiano di servizi (così come di quello di beni), ognuno con valori superiori ai €10 miliardi, seguiti da Svizzera e Regno Unito.
Le vendite di altri servizi alle imprese e di servizi informatici e di telecomunicazione hanno sostenuto il recupero di Stati Uniti (+7,7%) e Regno Unito (+5,1%), mentre quelle della lavorazione per conto terzi hanno contribuito all’aumento di Svizzera (+9,3%) e Irlanda (+27,4%), Paese in cui assumono un ruolo rilevante anche i servizi finanziari. La notevole crescita dei Paesi Bassi (+34,3%) è stata guidata da altri servizi alle imprese e turismo, così come quella del Belgio (+5%).
Nonostante la buona dinamica degli ultimi anni, le esportazioni italiane di servizi restano ancora storicamente più basse rispetto ai peer europei, sia in livello assoluto, sia in rapporto al Pil, o al totale delle esportazioni. La bassa produttività media dei servizi italiani di mercato è uno dei principali motivi.
Previsioni export
Le esportazioni di servizi per l’intero 2023 sono attese in crescita dell’11,2% a quota €135 miliardi. Per quest’anno è previsto un incremento del 4,6% e al 4% in media per il biennio 2025-26 che permetterà di superare i €150 miliardi di valore esportato alla fine del periodo di previsione.
Tali andamenti favorevoli sono spiegati dall’espansione del settore turistico e dal maggior ruolo che stanno assumendo i servizi intermedi (alla produzione, informatici, professionali e finanziari) e lo sviluppo del settore terziario nei Paesi emergenti che sosterrà la domanda di servizi italiani.
- Il turismo nel 2022 è tornato il settore di punta dell’export di Terziario italiano e ha raddoppiato il suo valore a € 42 miliardi, poco inferiore a quello del 2019. Nel 2023 il recupero dei valori pre-crisi, favorito dalla ripresa dei movimenti intercontinentali: il numero di viaggiatori stranieri in Italia tra gennaio e ottobre è risultato in aumento del 14,9% in termini tendenziali, così come la spesa (+15,4%).
- Le esportazioni di “altri servizi alle imprese” hanno riportato una dinamica positiva (+12%) sopra i € 30 miliardi. La spinta è arrivata dalla domanda di servizi di consulenza professionale e manageriale e servizi di R&S, a fronte comunque di un buon andamento dei servizi di architettura, ingegneria, scientifici e altri servizi tecnici.
- Anche l’export di trasporti, specie quello via aerea, ha beneficiato del ritorno agli spostamenti tornando in linea con i valori pre-Covid a € 13,4 miliardi, grazie a una crescita del 30% circa rispetto al 2021
A cura di Ricerca Studi e Ambiente, in collaborazione con Manageritalia
Fonte: SACE (Focus on: Export di servizi: buona dinamica, molte opportunità da cogliere)